Roma, 12 settembre 2016
La Ministra Maria Elena Boschi vada al più presto a Melito di Porto Salvo.
Dichiarazione di Titti Carrano, Presidente di D.i.Re, Rete nazionale dei Centri Antiviolenza.
“Ministra Boschi,
vada a Melito di Porto Salvo più presto che può, nel paese italiano dove una ragazza di 16 anni di un metro e 55 per 40 chili è stata violentata da un branco di nove giovani maschi fin da quando era una bambina di 13.
Lei è appena andata a Milano al Tempo delle Donne a dire che le importa delle donne, che farà fruttare a vantaggio di tutte la delega al Ministero delle pari Opportunità. Allora adesso vada a Melito di Porto Salvo, dove fra gli stupratori c’erano il figlio di un maresciallo e il fratello di un poliziotto, oltre al figlio di un uomo di cui tutti in paese hanno molta paura.
Le donne della Fidapa di Melito – artiste, professioniste, imprenditrici – preoccupate per il clima di violenza e intimidazione, pochi mesi fa hanno convocato le operatrici del Centro Antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza per un corso di formazione, volendo aprire al più presto uno sportello di ascolto e sostegno alle donne. Anche la scuola ha fatto il suo dovere, accorgendosi della tragedia che accadeva alla ragazzina violentata dal branco, a ascoltarla, a crederle, a denunciare. Eppure queste cittadine e questi cittadini ora rischiano l’isolamento. Il sindaco insulta i giornalisti, il parroco consiglia di tacere, e viene biasimata da molti una fiaccolata di solidarietà con la bambina stuprata cui hanno partecipato 1000 persone, molte venute dal resto della Calabria.
Questi orrori succedono dappertutto, non solo a Melito. Qualche anno fa, nel 2007, a Montalto di Castro, c’è stata una vicenda simile e il paese ha difeso gli stupratori invece della ragazza stuprata. A Melito la delegittimazione della denuncia non è solo sessuale: c’è chi ha interesse a mantenere i cittadini di questo territorio sotto il tallone della criminalità.
Ma se lei va a Melito di Porto Salvo le cittadine e i cittadini che hanno a cuore la legalità, quelli che sono inorriditi dell’accaduto, che sospettano non si tratti di un caso isolato, avranno il coraggio di uscire di casa per venire ad ascoltarla.
Le attiviste, le associazioni, le femministe, le donne dei Centri Antiviolenza come noi saranno tutte con lei”.
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