LE DOMANDE TACIUTE DELLA VIOLENZA


Martedì 27 ottobre 2015
LE DOMANDE TACIUTE DELLA VIOLENZA
Donna uccisa a Cesena: il Coordinamento dei centri antiviolenza 
dell’Emilia-Romagna ricorda che la violenza sulle donne è un problema 
maschile

Nadia Salami, 35 anni, è stata uccisa a coltellate dal marito, Rachid 
Rahali, da cui si stava separando. Il femicidio, avvenuto a Cesena nella 
sera del 25 ottobre, è stato compiuto davanti ai loro tre figli, di 2, 3 
e 4 anni. Come spesso accade nei casi di violenza contro le donne, 
l’orrore ha investito altre persone. In questo caso, testimoni impotenti 
e vittime di violenza assistita sono stati tre bambini di pochi anni.

Nadia è la quinta donna uccisa in Emilia-Romagna nel 2015. Il suo 
femicidio avviene a poche settimane dalla morte di Ishrak, uccisa dal 
padre a Mesola. Storie diverse, distanti, eppure con un denominatore 
comune: la violenza maschile. Il padre di Ishrak non le riconosceva il 
diritto a vivere la propria vita liberamente; il marito di Nadia non 
accettava l’intenzione della donna di separarsi. La richiesta di 
indipendenza da parte delle donne sembra così una miccia sufficiente a 
innescare la violenza nell’uomo coinvolto nella relazione: il padre, il 
marito, il fidanzato, il partner o ex partner.

Date le circostanze cruente del femicidio di Cesena, il discorso 
mediatico si soffermerà morbosamente a contare le coltellate, a narrare 
l’orrore di quei minuti, a visualizzare la violenza. Le vere domande, 
come spesso accade quando si parla di femicidio e femminicidio, 
resteranno taciute. Perché la richiesta di libertà e indipendenza da 
parte di una donna scatena una violenza simile in alcuni uomini? Perché 
così tanti uomini non riescono ad accettare la decisione delle loro 
compagne di troncare la relazione sentimentale? Perché la violenza 
contro le donne è ritenuta l’unica soluzione da uomini di estrazione 
sociale, cultura e provenienza geografica diverse? Fino a quando queste 
domande verranno eluse, la violenza maschile continuerà a uccidere le 
donne nello sgomento generale, nel nostro paese e nel mondo.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ricorda che 
la violenza sulle donne è un problema maschile. Nel nostro paese sono 
stati aperti alcuni centri di ascolto per uomini maltrattanti, ma tarda 
a diffondersi una cultura di genere: la consapevolezza che la violenza 
sulle donne è prima di tutto un fenomeno sociale e culturale. Fino a 
quando non indagheremo la violenza come un problema legato a una certa 
costruzione sociale e culturale della maschilità, il femicidio resterà 
relegato nelle pagine di cronaca nera dei nostri quotidiani.

I centri antiviolenza, insieme a tante altre realtà che continuano a 
sensibilizzare sul tema del femicidio, restano in Italia presidi di 
libertà e progresso sociale, occupandosi non solo di aiutare le donne 
che subiscono violenza, ma restando attivi sul territorio come 
laboratori teorici e politici, di raccolta e condivisione di saperi e 
pratiche. Affinché si continuino a cercare risposte alle domande che il 
discorso mediatico ignora e contro-narrazioni che ridiano una voce alle 
tante donne uccise nel nostro paese ogni anno.






Coordinamento dei centri antiviolenza
dell’Emilia-Romagna

• Casa delle donne per non subire violenza - Bologna
• Vivere Donna - Carpi
• SOS Donna Onlus - Faenza
• Centro Donna Giustizia - Ferrara
• Trama di Terre - Imola
• Demetra Donne in aiuto Onlus - Lugo
• Casa delle donne contro la violenza - Modena
• Centro Antiviolenza Onlus - Parma
• La Città delle Donne - Piacenza
• Linea Rosa Onlus - Ravenna
• Rompi il silenzio Onlus - Rimini
• Nondasola - Reggio Emilia
• Sos Donna – Bologna
Referente per la stampa:

Viviana Vignola
Ufficio stampa Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna
cell. 3403361346

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