Progetto AutonoMie “Semira Adamu”
Nato su richiesta del Comune di Modena, il Progetto AutonoMie è l’evoluzione del precedente progetto Casa delle donne migranti, di cui mantiene ancora il nome “Semira Adamu”.
Pur mantenendo la sua originaria funzione di luogo di socializzazione per donne che sono arrivate da poco nel territorio, e di luogo dove poter condividere le proprie competenze, il progetto AutonoMie si apre ora anche alle donne italiane che vivono a Modena e vogliono ampliare la loro rete sociale.
COSA PUOI TROVARE?
- Spazio di accoglienza per dare ascolto e sostegno tramite colloqui personalizzati con le donne.
- Progettazione e attuazione di percorsi di autonomia per le donne accolte.
- Informazioni sulle risorse della città e mediazione con i servizi del territorio.
- Gruppi di confronto sui temi della Casa e del Lavoro.
- Orientamento e accompagnamento ad una ricerca attiva del lavoro attraverso percorsi individuali e di gruppo.
- Aiuto nella ricerca Casa.
- Corsi di apprendimento della lingua italiana strutturati su diversi moduli e livelli.
- Corsi di informatica strutturati su diversi moduli e livelli.
- Spazio di incontro e scambio mediante attività di socializzazione: corsi di cucina, laboratori di manufatti artigianali, gruppi di auto-aiuto e narrazione su tematiche specifiche, organizzazione di gite e visite culturali, incontri su tematiche sanitarie, legislative ecc.;
- Gestione mercatino di abiti usati
CHI E’ SEMIRA ADAMU?
Semira Adamu era una donna nigeriana. A 20 anni viene promessa in sposa ad un uomo di 65 anni, conosciuto nel villaggio per la violenza che esercitava sulle donne. Dopo varie fughe in paese vicini e i successivi reimpatri, Semira, nel Marzo 1988 riesce ad arrivare in Belgio, ma viene bloccata in un centro di detenzione per “stranieri illegali” situato al 127 di Steenokkerzel in quanto “La Convenzione di Ginevra non prevede l’asilo in caso di maltrattamenti alle donne”.
Il collettivo locale contro le deportazioni riesce a bloccare diversi tentativi di espulsione forzata, e Semira diventa un simbolo della lotta alle deportazioni. Su pressione del Ministero dell’Interno belga, il 22 settembre 1998, dieci ufficiali della polizia federale costringono Semira ad imbarcarsi su un volo per al Nigeria. Alle proteste della giovane, i poliziotti la ammanettano e cercano di calmarla premendole un cuscino sul viso… Fino ad ucciderla.
Nel 2003, quattro poliziotti coinvolti nella vicenda verranno condannati a pene che vanno da un 1 anno a 14 mesi di reclusione con la condizionale. Seppur riconosciuti colpevoli, i colpi e le ferite trovate sul corpo di Semira verranno classificate come “involontarie”.
Semira Adamu rappresenta la lotta per la difesa del diritto all’autodeterminazione e dei diritti dei migranti, ma è ancor più un simbolo e un monito del prezzo che le donne di tutto il mondo pagano per essere davvero libere.